da pisagius » dom nov 11, 2007 4:15 am
Ecco una prima riflessione necessaria intorno a questo periodo, finalizzata a cercare di intendere il punto di vista degli esperti che hanno redatto le loro diagnosi in quanto chiamati dall'allora sindaco Morabito e dal nuovo proprietario, il quale aveva intenzione di verificare le possibilità produttive di tutta la Mongiana. I tre esperti sono il Dainielli, Grabaud e Ponsorad.
Il Dainielli così afferma nella sua relazione sugli stabilimenti commissionata da Fazzari a scopi valutativi su eventuali vantaggi economici nel riattivare il suo nuovo investimento che in ogni caso sarebbe stato comunque molto lucroso.
Una grande ferriera, o fonderia situata poco sotto il villaggio con tre altiforni fusori capaci di una produzione giornaliera di quaranta quintali per cadauno e soffiati da trombe idroeliche oltre una macchina a vapore sussidiaria, un’officina di staffettature per opere di getto, una piccola fonderia isolata per seconda fusione con un cubilotto, ed un’officina in cui ora si fabbricano pesi e misure metriche. La caduta totale di cui dispone è di ventitre metri.
Una distenderia con due fucine per tirare il ferro in dimensioni sottili per la fabbricazione delle armi situata a monte del villaggio con due ruote idrauliche a nove e dieci metri di caduta.
Un’affineria con due fuochi contesi, due maglietti simili ad un chilometro sotto la precedente.
La relazione, fatti i dovuti calcoli degli investimenti iniziali per rimettere in sesto la produzione, dimostra gli ingenti profitti derivabili dal far riaccendere i forni a partire dal recuperabile. Le commissioni sarebbero piovute a raffica da parte del nuovo governo che doveva organizzarsi militarmente per rendere sicuro il nuovo stato. Ma soprattutto la marina visto che i nuovi confini erano immersi nel mare.
Eppure il giudizio del nuovo proprietario, decise per la lottizzazione, subito dopo la sperimentazione di una stagione produttiva. Vendette tutto: boschi, salvo quelli che sono stati considerati patrimonio naturalistico e che anzitempo erano stati protetti dagli ufficiali designati per porre dei confini alla voracità dei forni dello stabilimento; terreni che andavano a sostituirsi ai pavimenti ed alle mura delle varie officine trasportate dalla furia impetuosa dei torrenti che si insinuano lungo le pendici di una montagna con sempre meno alberi, utilissimi a sanare il processo di erosione che nel corso del tempo ne ha arrotondato le sommità; La fabbrica d’armi, spoglia di tutto quello che maestranze e manovalanze sono riusciti a portare via come pegno dei propri salari in quanto non stipendiati a causa delle intemperie politiche, per non parlare dei ladri e dei filibustieri in cerca di preda o qualche arma per i propri scopi.
...Ventidue case di abitazione per gli impiegati con giardini annessi a parecchie di esse, sei caserme per gli operai, tre per i manovali ed una per le truppe di presidio.
Una fabbrica di armi composta di tre edifici nel villaggio stesso condotta da ruote idrauliche mosse dalle acque del Ninfo i due cadute di metri 10.50 ciascuna.
In realtà un’indagine simile a quella del Dainielli, era stata commissionata a Grabau e Ponsard, essa porta la data del 3-06-1864, cioè di dieci anni prima che gli stabilimenti fossero venduti in sede d’asta pubblica quando se ne aggiudicò la proprietà l’onorevole, in pratica quando si stabilì dagli organi competenti l’alienazione del complesso. Così si conclude:
… Dalle succinte sovraesposte notizie e considerazioni e da quelle contenute in diverse relazioni si può concludere che in massima sia conveniente la cessione degli stabilimenti siderurgici di Calabria all’industria privata, mediante una locazione estesa a circa 20 anni, ed eventualmente anche in modo definitivo…
Dieci anni prima dell’acquisto a Mongiana vi erano:
Una grande ferriera o fonderia situata poco sotto il villaggio con tre altiforni fusori capaci di una produzione giornaliera di 40 o 50 quintali per cadauno e soffiati da trombe idroeliche oltre una macchina vapore sussidiaria, un’officina di staffature per opere di getto; una piccola fonderia isolata per seconda fusione con un cubilotto, ed un’ officina in cui ora si fabbricano pesi e misure metriche. La caduta totale di cui dispone è di 23 meri.
Una fabbrica d’armi composta di tre edifici nel villaggio stesso, condotta da ruote idrauliche mosse dalle acque del Ninfo in due cadute di 10,50 metri ciascuna.
Una distenderia con due fucine per tirare il ferro in dimensioni sottili per la fabbricazione d’armi situata a monte del villaggio con due ruote idrauliche a nove e dieci metri di caduta.
Un’affineria con altri due fuochi contesi, due maglietti simili ad un chilometro sotto la precedente.
Ventidue case di abitazione per gli impiegati con giardini annessi a parecchie di esse, sei caserme per operai, tre per i manovali ed una per la truppa di presidio
…La grande ferriera che utilizza le acque del Ninfo e dell’Alaro riunite con una caduta di ventitré metri ed un volume d’acqua di 150 litri al minimo per secondo nella stagione estiva potrebbe sempre disporre con mezzo di un buon motore di 25 o 30 cavalli.
Il personale d’operai di ogni genere impiegati sinora nei diversi stabilimenti era 180 circa alle miniere, 170 alle ferriere e fonderie, 200 all’armeria, in totalità 500 circa, senza contare altri 400 e più individui tra carbonai e trasportatori mulattieri di carbone e minerale.